Nuraghe Palmavera, Alghero (Nurra)
Il Villaggio nuragico Palmavera è uno dei più rilevanti della Sardegna settentrionale per dimensione, stato di conservazione e particolarità che lo caratterizzano; deve il suo nome alla pianta più caratteristica dell’algherese, la Palma nana (Chamaerops humilis). La posizione del complesso, alle pendici dell’omonimo Monte, risulta ottimamente inserita fra la costa del Lazzaretto (1,5 km a sud) e la profonda baia di Porto Conte (2 km ad ovest), a testimoniare come le coste fossero luoghi di importanti insediamenti nuragici. Il primo ad effettuare scavi archeologici nel sito è stato il Taramelli nel 1904 e dagli anni ’60 al 2018 si sono susseguiti altri lavori che si sono concentrati sullo studio del villaggio e sul restauro e messa in sicurezza del Nuraghe e via via dell’intero sito, che risulta completamente riportato alla luce.
Il nucleo più antico del complesso risale al XV sec. AC (Bronzo medio) ed interessa la torre centrale (mastio) ed alcune capanne circolari, eretti in blocchi ricavati dalle locali rocce calcareo-dolomitiche mentre l’addossamento del bastione inglobante altre due torri, per il quale si è preferito utilizzare blocchi di arenaria, risalirebbe al Bronzo finale; al Ferro iniziale risalirebbero decisi lavori di rinnovo degli spazi e delle strutture con l’abbattimento di alcune capanne e di una delle due torri (poi rinvenuta in recenti scavi) e la costruzione di ampio antemurale a forma pentagonale attorno al Nuraghe che ingloba una enorme capanna delle riunioni e altre tre capanne di minori dimensioni, oltre che delimitare un ampio spazio, a sua volta suddiviso da muretti, attorno al bastione; le capanne all’esterno dell’antemurale sono state rimodernate e ne sono state costruite di nuove anche a pianta rettangolare. Strati di cenere individuati in alcune capanne fanno presagire che il nucleo fu abbandonato in seguito ad un incendio, il periodo ipotizzato è intorno all’VIII sec. AC.
Il bastione è provvisto di due ingressi posizionati uno a sud e l’altro a sud-est; l’ingresso sud immette in un corto corridoio che sbocca in un caratteristico cortile ricavato fra il mastio e il bastione e dal quale si accede al mastio stesso e alle due torri, mentre con l’ingresso sud-est si accede a un andito all’interno del bastione nel quale si affacciano gli accessi alle torri, agli spalti superiori ed al cortile del mastio. La semplice e al tempo stessa suggestiva torre centrale, coi suoi vivi blocchi di rocce calcareo-dolomitiche, ha un piccolo ingresso rivolto ad est e sormontato da architrave monolitico con soprastante finestrella di scarico (per evitare che l’architrave si spezzasse nel mezzo); ha un diametro di 10 mt per un’altezza attuale di 8 mt, conserva una bellissima ed integra tholos e un’apertura a forma di punta di lancia, posizionata a 3 mt d’altezza nel muro di fronte all’ingresso, consentiva tramite scala lignea di accedere al livello superiore.
Nella parte sud-ovest dell’antemurale è inserita la grande capanna delle riunioni, un edificio imponente di 12 mt di diametro e spesso muro perimetrale eretto in blocchi di arenaria e calcare, doveva essere davvero imponente ai tempi con la copertura lignea che la chiudeva; durante gli scavi sono stati rinvenuti due importanti suppellettili (gli originali sono nei musei di Sassari e Cagliari, in loco delle riproduzioni) come un trono con bande orizzontali e verticali, replica scolpito in roccia arenaria di quelli reali in legno, e un eccezionale betilo-modellino di nuraghe.
Attorno all’antemurale ci sono altre decine di capanne, ne sono state messe alla luce una cinquantina in ottimo stato di conservazione, con disposizione simile a piccoli quartieri; la maggior parte delle costruzioni sono a forma circolare e alcune a forma più squadrata, costituite con blocchi sia di calcare che di arenaria di dimensioni e sbozzatura variabile, molte conservano l’ingresso con architrave.
Leave a reply