L’Asinara, terza isola sarda per grandezza dopo Sant’Antioco e San Pietro con una estensione poco superiore ai 50 chilometri quadrati, chiude ad occidente l’omonimo ampio Golfo del nord ovest della Sardegna.
Il nome “attuale”Asinara” non prende spunto, come potrebbe sembrare, dalla numerosa colonia dei tipici e famosi asinelli albini caratteristici dell’Isola (un piccolo esemplare dei quali compare nella foto accanto) bensì dalla modifica, avvenuta nel lungo tempo, della pronuncia del nome latino con il quale era conosciuta ovvero Insula Sinuaria, appellativo che si rifaceva alla particolare forma dell’Isola caratterizzata da una costa estremamente frastagliata, ricca di baie ed insenature.
La presenza umana sull’Isola è fatta risalire al Neolitico e fu continuamente abitata (condividendo le sorti dell’Isola madre) fino alla fine del 1800 quando fu stabilmente ed esclusivamente utilizzata quale sede di lazzaretto, colonia penala agricola e carcere, con l’interdizione di accesso pubblico. Gli scorsi anni ’70 videro l’istituzione del Carcere di Massima Sicurezza dove furono internati brigatisti e mafiosi sottoposti al famoso 41bis. Nel 1998 termina la vocazione carceraria dell’Isola a favore, fortunatamente, dell’istituzione del Parco Nazionale dell’Asinara che tutela un territorio ed un’area marina di notevole pregio naturalistico e paesaggistico.
L’Asinara è un territorio con una storia geologica molto antica e complessa, come dimostrano le formazioni rocciose caratteristiche per ogni area dell’Isola e che risalgono in generale al Paleozoico (alcuni protoliti delle rocce all’estremità nord dell’Isola potrebbero risalire addirittura al Pre Cambriano).
L’evento determinante nella conformazione di queste formazioni rocciose è stato il Ciclo ercinico del Carbonifero, durante il quale entrarono in collisione il super continente Gondwana (sul cui margine settentrionale era posizionata la futura Sardegna) con alcuni terrane minori (frammenti di crosta terrestre) e quindi con il super continente Laurussia, provocando l’innalzamento della catena ercinica.
L’area dell’attuale Asinara si trovava al tempo nella zona assiale della catena ercinica, quella di maggior stress e sottoposta a diversi gradi di metamorfismo; la parte centrale e settentrionale dell’Isola, area prettamente montuosa con le cime più elevate (P.ta della Scomunica, 408 mt), è costituita da paragneiss, micascisti e quarziti (corrispondenti a metamorfismo in faces anfibolitica) mentre l’estremità settentrionale (fra Cala d’Oliva e Punta dello Scorno) si rinvengono anfiboliti, migmatiti e ortogneiss, corrispondenti ad una facies migmatitica e massimo grado metamorfico.
La parte finale del Ciclo ercinico, a cavallo fra Carbonifero e Permiano, vede l’impostazione dell’enorme batolite granitico sardo-corso che intrude il substrato paleozoico e che caratterizza la parte meridionale dell’Isola con i vasti affioramenti monzogranitici di Fornelli che raggiungono un’altezza massima di 265 mt presso P.ta Maestra di Fornelli; la parte più meridionale e pianeggiante dell’Asinara è invece caratterizzata da micascisti e paragneiss di grado metamorfico inferiore alle formazioni dell’area centro-settentrionale.
Numerosi sono i modi per visitare l’Isola e in particolare sono effettuabili visite giornaliere con guida e fuoristrada che toccano i principali punti d’interesse.
L’Isola
La parte meridionale dell’Isola è denominata Fornelli ed è il punto di approdo per le imbarcazioni turistiche provenienti da Stintino e Porto Torres; morfologicamente l’area è composto dalla Piana di Fornelli, più prossima al mare, e da bellissime colline granitiche la più alta delle quali è Punta Maestra di Fornelli (265 mt). Qui sono presenti il grande caseggiato dell’ex Carcere di Massima Sicurezza e gli edifici del distaccamento carcerario di Santa Maria.
Da Fornelli una bella strada cementata attraversa i suggestivi rilievi granitici per portarsi verso la parte centrale dell’Isola; sono presto visibili le bellissime calette di Sant’Andrea e Cala d’Orata, aree di protezione integrale con spiaggette bianchissime e acqua turchese in contrasto con la bella vegetazione mediterranea, e quindi si attraversa il punto più stretto dell’Isola dove solo 300 mt dividono Cala Scombro di Fuori, ad ovest, da Cala Scombro di dentro, a Est.
La strada risale fra le alture di Punta Romasino (215 mt), Tumbarino (241 mt, ai piedi del quale vi era un distaccamento carcerario i cui occupanti avevano il compito di recuperare legna per le riserve dell’Isola mentre oggi è sede di un osservatorio faunistico e ornitologico) e Marcutza (195 mt) per ridiscendere verso uno dei punti paesaggisticamente più suggestivi, la piana de Gli Stretti con le caratteristiche scogliere e gli Isolotti Candeliere sul versante occidentale.
Dalla piana de Gli Stretti si prosegue sulla costa passando ai piedi di Monte Ruda (215 mt) fino a raggiungere prima la piana di Campu Perdu, sede di attività agro pastorali, e quindi Cala Reale, piccolo agglomerato di edifici sede di varie attività governative e turistiche dove è presente un molo d’attracco ed una serie di boe d’ormeggio per sostare in rada. La strada prosegue lungo la costa fino a Punta Trabuccato, ove era presente un ridotto distaccamento carcerario, per poi accedere alla parte settentrionale dell’Isola.
La parte settentrionale dell’Isola è la più impervia e montuosa, raggiungendo i 408 mt a Punta della Scomunica; proseguendo da Trabuccato si giunge in breve a Cala d’Oliva, piccolo borgo dove risiedevano le famiglie degli impiegati nell’Isola e dove era ubicato un distaccamento carcerario, tra cui quello di massima sicurezza dove era detenuto Totò Riina; la foresteria penitenziaria di Cala d’Oliva è stata, nel 1985, luogo di soggiorno di Falcone e Borsellino nel periodo in cui prepararono le requisitorie per il maxi processo contro la mafia.
Da Cala d’Oliva si possono seguire due itinerari ,entrambe esclusivamente su sterrata che, per quanto venga tenuta nel migliore degli stati dall’Ente Parco, può subire alterazioni nei periodi più piovosi; la prima soluzione prosegue lungo la costa orientale passando in rassegna le bellissime spiaggette di Cala Sabina, Cala del Turco e Cala d’Arena mentre la seconda soluzione punta l’entroterra montuoso in direzione prima di Elighe Mannu, ultima area dell’Isola a conservare una copertura arborea a leccio, e quindi di Punta della Scomunica, cima più elevata dell’Isola (408 mt) e dalla quale si rimane senza parole per il panorama mozzafiato a 360° attorno all’Asinara.
Da Elighe Mannu, così come da Cala d’Arena, parte infine uno sterrato, solitamente in pessime condizioni, che giunge infine all’estremità nord dell’Isola, Punta dello Scorno con il suo maestoso omonimo faro (luce a 80 mt d’altezza per una visibilità massima di 16 miglia), costruito nel 1854 per segnalare l’ingresso occidentale al Golfo dell’Asinara, presidiato fino al 1977 e poi automatizzato.
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