Il piccolo promontorio di Punta Foghe (in sardo foce) si trova all’estremità meridionale della costa di Tresnuraghes, al confine tra Planargia e Montiferru; è uno straordinario compendio di bellezze paesaggistico-naturalistiche, emergenze geologiche e manufatti storici, un luogo selvaggio dove l’entroterra della macchia a ginepro, lentisco e fico d’india lascia drasticamente il posto alle aspre scogliere vulcaniche, transizione accompagnata dalla bellezza e placidità del Riu Mannu che sfocia qui in maniera particolare e suggestiva.
A Punta Foghe si incontrano le vulcaniti acide oligo-mioceniche della Planargia costiera, a nord, e le formazioni basaltiche del Ciclo vulcanico plio-pleistocenico caratteristiche del Montiferru, a sud, dando luogo ad una costa caratterizzata da spettacolari scarpate e falesie alte 60/70 mt che l’erosione del mare e delle intemperie mantengono attive da milioni di anni.
L’elemento di maggior valore che rende così suggestiva Punta Foghe è certamente il Riu Mannu che sfocia qui dopo aver solcato il tenace tavolato basaltico della Planargia fin dalle pendici nord occidentali del Montiferru, dove ha origine; la foce ha una conformazione del tutto particolare in quanto il fiume non è ancora riuscito a “sfondare” le ultime dure rocce vulcaniche degli scogli di Punta Foghe ed è costretto ad effettuare una brusca curva a gomito verso sud formando una spiaggia ciottolosa semi-sommersa dove si incontrano le acque dolci e salate.
Sulla sommità del promontorio di Punta Foghe, ad un’altezza di 69 mt, è stata eretta a metà del 1500 l’omonima Torre aragonese che insieme alle torri di Capo Nieddu (a sud) e Columbargia (a nord) era impiegata nella sorveglianza dell’ampio tratto di mare antistante, soggetto da secoli alle scorribande piratesche, ed inoltre aveva il compito di presidiare ed eventualmente difendere lo strategico accesso all’acqua dolce del Riu Mannu, la cui gola poteva essere anche un’ottima via di penetrazione nell’entroterra da parte dei pirati.